Fenomeno Langosteria

03 Settembre 2019

Siamo in Galleria del Corso, in pieno centro a Milano, dove un tempo sorgeva il bar dell’Excelsior.

Una zona che da sempre ospita le migliori firme dell’alta cucina italiana.

E’ qui che Enrico Bonocore (giovane imprenditore di 40 anni) ha deciso di aprire Langosteria Cafè.

L’ultimo nato della famiglia Langosteria, porta quella ventata di freschezza che mancava in una Milano spesso troppo ingessata e sempre alla ricerca di nuove mode, tanto effimere quanto passeggere.

E questo Enrico lo sa bene.

Dunque? Cambiare le regole del Fine Dining milanese e creare un modello di ristorazione meno formale che fa della qualità delle sue materia prime la sua firma. Una attenzione al prodotto, alla ricerca dell’ingrediente migliore, unita alla estrema cura per le esigenze del cliente hanno fatto sì che questa realtà in pochi anni abbia scardinato il modo di fare alta ristorazione.

All’ingresso un uomo sorride e mi apre le porte, farmi sentire accolta è il suo unico compito.

Entro, una voce gentile mi saluta e, prima che me ne renda conto, vengo accompagnata al mio tavolo.

Questo si trova in uno dei due dehor permanenti realizzati in cristallo, separati dal resto del  mondo da sobrie veneziane che creano un ambiente intimo, quasi un gioco seduttivo, un vedo e non vedo tra noi e la strada.

Nella sala centrale del locale un bancone circolare ed una postazione cocktail, luogo ideale in cui intrattenersi nell’attesa di sedersi o bere un vino selezionato tra le oltre 137 etichette.

L’atmosfera è accogliente: le lampade ad incandescenza conferiscono quell’aria un po’ retrò. Sembra quasi di cenare a lume di candela: le luci rotonde e calde creano piccole ombre che accarezzano i volti addolcendone i lineamenti.

La proposta della Carta cambia ogni 3 mesi, accompagnata dall’offerta dei piatti del giorno esposti in bella vista.

E’ accattivante: decido di assaggiare alcuni piatti.

La qualità degli ingredienti è altissima: i gamberi cotti al vapore sorprendono con la loro apparente semplicità, esaltati dal basilico appena tagliato.

La bruschetta burro e acciughe conquista al primo morso anche colui che nella vita ha sempre detto “ no, non mangio acciughe”: e invece ecco che in bocca esplode il gusto prepotente e sapido dell’acciuga e la croccantezza del pane bruscato. Una sinfonia di sapori che trova nella morbidezza del burro il giusto compromesso.

Sorprendente il carpaccio di tonno rosso: fette sottili e morbide di tonno selvaggio pescato in mare aperto, accompagnato da una salsa di pomodori secchi olive e capperi, quasi un pesto leggero ma lo chef sceglie di servirla a parte così da poter gustare il tonno anche in purezza. E così faccio, lo assaggio e subito dopo provo la salsa, avvolgente e leggermente piccante. Un connubio ben riuscito tra la dolcezza del tonno e la sapidità di una salsa che però non sovrasta mai la delicatezza del tonno ma anzi ne esalta il gusto.

Non si può venire alla Langosteria e non provare il suo piatto simbolo: il King Crab alla catalana. Qui il granchio, pescato ad oltre 1.300 metri di profondità nei mari della vecchia Russia, viene cotto a vapore a bordo delle navi ma è solo nelle mani dello chef Domenico Soranno che si trasforma in un capolavoro di consistenze e sapori.

Le carni del granchio si sciolgono in bocca, esaltate dalla croccantezza del pomodoro camone, cipolla, sedano, volutamente tagliati in pezzi grandi.

L’acidità del pomodoro e dell’aceto di vino rosso, enfatizzata dall’inserimento sul fondo di una salsa ai frutti rossi, bilancia il piatto. La porzione è inaspettatamente abbondante. Sono felice e soddisfatta, sento di essere sazia ma non posso non assaggiare le orecchiette con cime di rapa e vongole. Lo chef ci racconta, commosso e grato, che quello è il piatto del suo cuore, della sua terra, la Puglia. Ed è da lì che provengono le orecchiette, fatte sapientemente a mano dalla madre.

La ricetta è tramandata di generazione in generazione. Un piatto a prima vista semplice, qualcuno potrebbe giudicarlo “di casa” ma, proprio per questo un piatto il cui ingrediente principale è l’amore per la propria terra ed le sue materie prime.

Le assaggio e subito capisco che finirò anche questo piatto. Le orecchiette sono ruvide al punto giusto: il loro spessore sorregge il sapore intenso delle cime di rapa che, insieme ad un profumato olio siciliano, conferiscono a questo primo piatto la giusta importanza.

Lo chef, Domenico Soranno, si avvicina e , felice nel vedere l’entusiasmo nei miei occhi si offre di farm visitare la cucina, il regno che ogni bravo chef custodisce gelosamente. Ma qui la cucina è aperta sulla sala in una interazione continua con i clienti.

Un bancone realizzato intorno alla cucina a vista consente agli avventori più curiosi di poter vedere, attraverso un ingegnoso gioco di specchi, la maestria con la quale i cuochi (ben 16) si destreggiano tra le padelle. Sembra quasi una danza, si rimane ad ammirarle con gli occhi di un bambino.

Un’ottima cucina sarebbe nulla senza un servizio adeguato e la Langosteria è un esempio lampante di come investire su un personale più numeroso e qualificato possa rendere unica la vostra esperienza gastronomica.

Il cliente viene coccolato da sorrisi ed attenzioni, non si accorge neanche di avere dei desideri poiché questi vengono ancor prima esauditi.

Il locale è pieno di gente, quasi non sembra un martedì sera, ma questo è un luogo ideale in cui trascorrere una serata piacevole e rilassarsi con una mai invadente musica jazz di sottofondo.

E così la serata volge al termine e quasi non ci si accorge dell’ora che si è fatta. Non sono stanca né desiderosa di tornare a casa a fare i conti con i sensi di colpa. Un rinnovato entusiasmo mi pervade ed il desiderio di ritornare per scoprire altri piatti.

Chiedo il conto, certo non è un posto per chi si accontenta: mi dicono “questo è un posto in cui le cose hanno il sapore di quello che sono”.

Allora perché? Dove sta la magia? Perché spendere per una cena?

Perché poi alla fine cos’è una cena se non un atto di amore? Un’esperienza gastronomica ti arricchisce e da origine a nuovi stimoli.

Un luogo in cui la vera attenzione è rivolta al benessere del cliente ed al rendere unica la sua esperienza: un luogo in cui non si viene schiacciati dalla personalità (a volte ingombrante) degli Chef.

Qui si rimane incantati dal cibo, vero protagonista, e da una organizzazione impeccabile. Ciò fa della Langosteria un unicum nel modo di fare ristorazione.

Un posto scevro da mode passeggere e svincolato dall’ansia di dover stupire con effetti speciali.

E questo un vero amante del buono lo sa!

Enrico Bonocore è riuscito a creare un modello di ristorazione meno formale che fa della qualità delle sue materie prime la sua firma

Lo chef Domenico Soranno trasforma i suoi piatti in capolavori di consistenze e gusto.